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5 luglio 2022
ore 16:03
di Chiara Todesco
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3 minuti, 40 secondi
 Per tutti

Ne sarebbe sicuramente contento "il custode del Brenta". Quella che è stata per tanti anni la sua casa ora ha una vesta nuova, fedele alla tradizione del "vecchio rifugio". Dopo due anni di lavori di ristrutturazione sabato 9 luglio riapre infatti il Rifugio Brentei, nel cuore delle Dolomiti di Brenta. Quartier generale di Bruno De Tassis e per tanti alpinisti che negli anni sono passati di lì sotto il suo sguardo vigile che teneva tutti d'occhio, anche quando erano in parete. De Tassis era stato chiamato a gestire la struttura in quota alla fine degli Anni '40 dalla famiglia Fossati Bellani, proprietaria del rifugio poi donato alla Sezione del Cai di Monza. Lo fece in prima persona dal 1949 al 2000 per poi passare il testimone al figlio Claudio fino al 2008. Ora il Brentei, tuttora del Cai di Monza, è gestito dalla guida alpina Luca Leonardi con la sua famiglia.

Il Brentei aveva bisogno di un ammodernamento: tutti i rifugi del Brenta e del Trentino sono stati aggiornati negli anni, mancava solo lui. Così è stato. Ci sono voluti poco meno di 2.5 milioni di euro, coperti all'80% da un contributo a fondo perduto stanziato dalla Provincia autonoma di Trento e da un ulteriore contributo di 70 mila euro da parte del Club Alpino italiano, 5 anni di progettazione, poco più di 2 anni di lavori in quota e 1800 rotazioni d'elicottero per trasportare i materiali necessari e il
personale che ha lavorato nel cantiere in quota. 


Una ristrutturazione attenta, un ammodernamento dei servizi che non ha snaturato però la sua tradizione ma anzi ne ha restituito quell'atmosfera da rifugio autentico.

«Ci eravamo dati un solo obbligo: non trasformare il rifugio in un malfatto hotel di montagna - sottolineano dal Cai Monza -. Durante la progettazione si è discusso a lungo se aggiungere alla struttura un corpo in pietra che mantenesse le più tradizionali caratteristiche del vecchio rifugio o se cambiare stile e aggiungere un nuovo corpo architettonicamente differente, più moderno, ma che in qualche modo ne evidenziasse le forme senza risultare troppo invasivo nel paesaggio. Siamo convinti di aver fatto le giuste scelte progettuali come forme, materiali e impatto visivo».

Un ammodernamento dei servizi, una nuova cucina, una sala da pranzo panoramica, con vista sulle cime: dalla Bocca di Brenta al Crozzòn di Brenta, dalla Cima Margherita alla Tosa, ai Fracingli. «Nel corpo originale si è lavorato con finiture e arredi in legno di tipo più tradizionale, ma nella nuova sala da pranzo si è invece preferito dare un tocco di novità e di design ad evidenziare il corpo aggiunto e la sua modernità», spiegano ancora i responsabili del Cai Monza.

Il numero di letti non è stato implementato, son rimasti quel centinaio che aveva il vecchio rifugio, ma dal totale sono stati scorporati i posti letto per il personale e il gestore che ora hanno a disposizione camere con i propri servizi, permettendo così di ospitare una quindicina di ospiti in più. Anche il vecchio camerone nel sottotetto non esiste più e l'ultimo piano è stato suddiviso in camere con un massimo di otto posti letto. È stato costruito anche un nuovo bivacco invernale con una ventina di posti letto. 


«La ristrutturazione - dicono ancora dal Cai Monza - è stata pensata per poter utilizzare il rifugio in maniera modulare, permettendo di allungare il periodo d'apertura del rifugio anche in stagioni diverse, compatibilmente con le condizioni meteo, dell'innevamento e della montagna, facendo fronte alle nuove e diversificate esigenze dei frequentatori del Brenta».

Frequentatori che vi possono accedere partendo dal parcheggio in località Vallesinella, a 4 km da Madonna di Campiglio, seguendo il sentiero SAT n. 317 fino al rifugio Casinei e quindi proseguendo sul "Sentiero Arnaldo Bogani" (segnavia SAT 318) in circa 3 ore.

In alternativa si può salire anche lungo la Val Brenta: da S. Antonio di Mavignola si seguono le indicazioni per la Val Brenta fino al parcheggio "piazzale delle bore". Da qui si procede sul sentiero SAT n. 323, passando dal pascolo della Malga Brenta Bassa, da Malga Brenta Alta e quindi al rifugio in circa 3 ore e mezza.


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